Da quando frequento la blogosfera, le mie antennine sono puntate su alcune parole chiave, una di queste è "social": se i miei occhi intercettano la parola social, l'articolo non ha scampo.
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Motivo per cui, leggendo oggi sull'inserto settimanale del Il Sole-24Ore un interessante articolo sul "social lending" mi sono buttata a cercare informazioni.
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Tanto per non farla troppo lunga riassumo le mie riflessioni in modo schematico, secondo il mio stile.
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Social lending: è una forma di prestito sociale.
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I siti di riferimento per questa "novità", per ora:
Zopa, acronimo di Zone Of Possibily Agreeement e Boober (no banks, better deals), dove si trovano, in italiano e scritte in modo semplice, tutte le informazioni necessarie.
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La logica: comuni persone prestano denaro a comuni persone con l'intermediazione di un soggetto, in questo caso Zopa e/o Boober, che non sono una banca, e che hanno tutte le carte in regola con le leggi dello Stato in materia di diritto bancario e creditizio. E' diverso dal prestito da persona a persona, cioè da privato a privato perchè, con questo sistema, l'intermediario pone in essere le misure per la tutela di entrambe le parti. L'Italia è uno dei primi paesi dove questo sistema è stato introdotto, dopo Gran Bretagna e Stati Uniti (mi sto ancora chiedendo se c'è un motivo).
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Come funziona: si può essere Prestatori, e dire che si ha denaro da investire, oppure Richiedenti e chiedere denaro in prestito. Alla fine, l'obbiettivo è di creare una community di credito al consumo.
Per i richiedenti, a parte tutte le informazioni su come si calcola il prestito, come deve essere rimborsata la rata, quale è il tasso che viene riconosciuto, vale la pena di dire subito che si possono chiedere importi fino a 15.000 Euro (Zona), con piani di ammortamento fino a 5 anni (Boober), e la possibilità di richiedere una quotazione del tasso (l'articolo de Il Sole-24 Ore, riferito a Zona, parla di una media del 7,5%).
Per i prestatori va detto che il tasso sembrerebbe ottimo, sul sito di Zona si parla di 7% (sarà lordo ... leggetevi tutto, comunque), dovrebbero esserci sistemi di valutazione e frammentazione del denaro prestato tale da ridurre al minimo il rischio di perdite.
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La considerazione: in Italia, in banca (ed è un assurdo), è più facile che ad ottenere credito siano le grosse società che hanno anche potere contrattuale su tassi e condizioni.
Le piccole imprese e i privati incontrano spesso enormi difficoltà, e non solo perchè non presentano un profilo "irreprensibile"; ora poi con l'entrata in vigore di Basilea2 temo che le difficoltà per le PMI potrebbero aumentare.
Un sistema di questo tipo, se fatto ben funzionare, prenderebbe una fetta di mercato che le banche stanno snobbando, e che non è fatta solo di gente che poi non paga le rate, ma anche di tante persone oneste.
Il rapporto con le banche è molto cambiato negli ultimi tempi: sempre più persone aprono rapporti on line perchè, a parte le condizioni di miglior favore, trovano che comunque il rapporto umano con i funzionari delle banche vada sempre più spersonalizzandosi.
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Aspetto sociale: è particolare ed è quello che rende diverso questo strumento, perchè chi chiede denaro deve specificare il motivo della richiesta.
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Cosa se ne dice: all'estero il dibattito è già aperto, in Italia se ne comincia a parlare solo ora. Inoltre, sempre all'estero il mercato si sta già muovendo: Prosper e Lending Club, negli USA per fare un esempio .
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In conclusione credo sia una grossa opportunità per tutti, chi presta, chi chiede e soprattutto per il mercato, se saprà ben giocare questa carta e non "passerà la mano".
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